lunedì 16 maggio 2011

Felici e sostenibili



Ho appena finito di leggere "La Felicità Sostenibile" di Maurizio Pallante ed è stata davvero una lettura illuminante, che non posso che suggerire a tutti i lettori di questo blog. Il libro parte dalla crisi economica che stiamo vivendo, che non va vissuta come un momento drammatico ma come un'opportunità per giudicare il nostro attuale stile di vita e valutare con maggiore onestà se non sia arrivato il momento di scoprirne uno nuovo: quello della decrescita felice.

La nostra società, e con essa la nostra vita quotidiana, è ossessionata oltre ogni immaginazione dal mito della crescita a tutti i costi. Pensiamoci bene: aumenta la produzione di automobili? Ottimo! Aumenta la raccolta differenziata? Eccellente! Aumentano gli acquisti di non importa cosa? Eccellente!

Eppure, a pensarci bene, crescita del PIL e del benessere non viaggiano necessariamente a braccetto, anzi in alcuni casi possono persino essere inversamente proporzionali. Prendiamo la raccolta differenziata: certo, un incremento della raccolta di plastica è un'ottima cosa, ma non sarebbe ancora meglio produrre meno flaconi di plastica in assoluto, magari ricorrendo ove possiamo ai detersivi alla spina o all'acqua del sindaco? Produrremmo meno plastica, meno inquinamento e saremmo tutti più felici perché ridurremmo il tempo che dobbiamo giustamente dedicare alla raccolta differenziata. Eppure se prendessimo solo il PIL come strumento di misura, una riduzione della quantità di imballaggi equivarrebbe a una sua riduzione. E giù annunci allarmistici dei media e delle istituzioni sulla necessità di rilanciare gli acquisti!

Il libro riesce a smascherare in maniera assolutamente convincente la pericolosità di una mentalità PIL-centrica che mette al centro l'aumento a tutti i costi della produzione, dimenticandosi completamente di altri parametri per misurare il benessere di una popolazione e offre suggerimenti e indicazioni concrete per decrescere felicemente.

Basta poco a pensarci bene: ridurre l'acquisto di alimenti confezionati (chissà dove e con quali costi in termini di inquinamento, poi) e recuperare il piacere di cucinare, anche il pane che poi non richiede tutto quel tempo che pensiamo; preferire prodotti e realtà produttive locali, ridurre il ricorso all'automobile preferendo in sua vece mezzi pubblici o quei servizi di condivisione sempre più diffusi come il car o il bike sharing. Così facendo risparmieremo denaro, da spendere su quei prodotti e servizi che davvero non possiamo fare da soli, e ne guadagneremo in qualità della vita. Vuoi mettere un pezzo di pane fatto in casa con uno comprato al supermercato?

"La Felicità Sostenibile" di Maurizio Pallante, Ed. Rizzoli.

Massimo

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